Relazione del webinar “Rischi e responsabilità penali degli amministratori, dei dirigenti e dei dipendenti delle società”.
Abbiamo deciso di organizzare questo evento – unitamente allo Studio Pinelli – per la grande attualità che è venuto ad assumere il tema della responsabilità penale per fatti attinenti la vita delle aziende (soprattutto in materia tributaria, lavoristica ed ambientale).
È un tema che interessa, anzitutto, le figure apicali dell’impresa (amministratori e direttori generali). Ma anche, a ben vedere, altri soggetti, come ad esempio dirigenti di seconda fascia, quadri, soggetti ai quali sia stata conferita una delega di funzioni, e sinanche semplici dipendenti che rivestano un ruolo operativo-decisionale di un qualche rilievo nell’organizzazione dell’azienda.
La materia, come noto, è in continua evoluzione: interessata da disposizioni normative che nel tempo si sono stratificate perdendo, in molti casi, di sistematicità ed organicità. E ciò anche per effetto delle interconnessioni con l’ordinamento euro-unionale dal quale ormai non si può più prescindere.
Le chiavi di lettura, allora, sono almeno due.
Da un lato, pensiamo sia utile fare il punto sull’evoluzione normativa, alla luce di talune modifiche anche recentissimamente apportate, un un’ottica – per così dire – “individuale”, vale a dire dal punto di vista del soggetto-persona fisica interessato.
Da un altro lato, possiamo ampliare l’angolo visuale e collocarci in un’ottica – per così dire – “sociale”, vale a dire dal punto di vista dell’ente collettivo.
Il quale ente – se prestiamo attenzione e colleghiamo tutta una serie di recenti interventi normativi, apparentemente scollegati tra loro – è al centro di un processo di riforma molto profondo che intacca il DNA stesso dell’impresa.
Mi riferisco, tra le altre, alle norme su “Codice Etico e Modello Organizzativo”, alle norme sugli “Adeguati Assetti organizzativi, amministrativi e contabili”, su “ESG-Sostenibilità”, sull’“Adempimento Collaborativo” in campo tributario, sul “DVR-Documento valutazione Rischi” negli ambienti di lavoro, sulla “Parità di genere”.
Se noi osserviamo dall’alto tutti questi istituti possiamo coglierne il minimo comun denominatore: sono tutti istituti che hanno un tratto in comune, quello cioè di convergere verso un concetto di impresa nuovo dove lo scopo-fine non è più tanto (o solo) quello di generare degli utili (nell’interesse primario dell’investitore), bensì quello di svolgere anche una più ampia funzione sociale (nell’interesse dell’intera collettività).
È infatti anche interesse della collettività che l’impresa prosperi economicamente, che assicuri ambienti di lavoro salubri e sicuri, che non inquini, che non attui discriminazioni nei luoghi di lavoro, che paghi regolarmente le imposte, che si avvalga di un impianto contabile regolare, che si doti di una struttura organizzativa adeguata e via dicendo.
Ciò spiega la particolare attenzione che viene assegnata alla tematica vasta dei “rischi d’impresa” in tutte le sue componenti e sfaccettature e, correlativamente, alla normativa finalizzata alla prevenzione di questi rischi.
Torniamo così al punto di partenza.
Le norme, sempre più numerose, che fanno insorgere una responsabilità penale e ne estendono, sia pure tra alti e bassi, il perimetro altro non sono che norme di prevenzione-repressione di comportamenti ritenuti particolarmente gravi perché possono vanificare questo nuovo ruolo “sociale” dell’impresa.
Per avere maggiori informazioni sull’evento, scarica la locandina.